Il simbolo era una mano nera (l' origine e' incerta visto che di "mani nere" ce ne sono state nella mafia italo-americana, tra i contadini anarchici andalusi, in mezzo ai guerriglieri sudamericani e chissa' dov'altro) con una stella rossa sullo sfondo (per chiarire senza ombra di dubbio l' area di appartenenza) e non sappiamo a quale scopo era nato, forse semplicemente per la voglia di suonare assieme a Tonio e Santi mentre il progetto Los Carayos andava a gonfie vele; certo che essere in un gruppo assieme al capo dell' etichetta non garantiva la massima liberta' di movimento (altre case discografiche interessate alla band erano state inevitabilmente scartate).

 

I primi concerti di questo gruppo malleabile intorno ai 3 componenti fissi si tennero nei bar: in quegli anni, grazie anche all' associazione Barrocks creata ad hoc, concerti assolutamente improvvisati si tenevano nei bistrot, davanti ad un pubblico popolare, pronti a scappare con gli strumenti in spalla all' arrivo della polizia che richiedeva le solite cose: autorizzazioni etc.

 

Quando nel 1988 la Mano Negra registro' il primo disco "Patchanka" negli studi Mixit di Parigi con Jean Labbe' tecnico del suono erano ormai un piccolo culto tanto da far prevedere allo stesso Manu di poter vendere 10000 copie del disco; non ando' proprio cosi' (altrimenti difficilmente questo sito si chiamerebbe cosi'!): i 38 minuti e 36 secondi incisi furono l' anno zero della musica popolare di questi anni.

 

Se in "Sandinista" dei Clash si poteva dire che in 3 dischi c'erano tanti generi diversi, qui il passo successivo e' stato di infilare in ogni canzone 3/4 cambi di ritmo, melodie, idee differenti: se la Patchanka e' una minestra basca con tanti sapori diversi, qui gli ingredienti sono il punk e la rumba, il tango francese e il reggae jamaicano e mille altri stili, strumenti, orchestrazioni.

 

Le canzoni che piu' si ricordano furono "Ronde de Nuit" a proposito di una Parigi che stava morendo di noia (!), "Mala Vida"(che ha dato, tra l' altro, il nome ad una band napoletana del giro 99Posse), "Indios de Barcelona" (citta' in cui Manu fin da allora passava molto del suo tempo) e "Salga la Luna" una ballata tristissima (praticamente un lamento) che chiudeva l' album.

 

Il budget era ridotto ai minimi termini, non c'era la possibilita' di provare il materiale in studio dove si andava solo per registrare ma il suono che usciva era talmente diretto che divenne un inno per tutti quei ragazzi che seguivano la band dal vivo e si scatenavano pogando al ritmo delle canzoni scritte da Oscar Tramor (lo pseudonimo di Manu di quegli anni); la tournee' che segui' si concluse in modo trionfale allo Zenith di Parigi, un tempio della musica francese.

 

Per la Boucherie un successo insperato che avrebbe voluto monetizzare il piu' possibile facendo promozione in TV etc. ma qualcosa non ando' come il patron dell' etichetta sperava: il secondo album della Mano Negra sarebbe uscito per la Virgin...

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