E' piuttosto facile accusare un gruppo che firma per una major di essersi "venduti" ma bisogna fare alcune considerazioni: innanzitutto il successo del primo album era stato talmente improvviso che la Boucherie non era stata in grado di supportarlo in modo adeguato, in particolare all' estero dove quella strana miscela di suoni (spesso con testi in spagnolo) non era difficile immaginare avrebbe potuto riscuotere altrettanto favore; inoltre il contratto stipulato con la major inglese concedeva la piu' assoluta liberta' sia dal punto di vista della produzione (che sarebbe restata in mano alla band) che della promozione (nessun obbligo di partecipazione a show etc.), 2 condizioni che la Boucherie non avrebbe accettato mentre sarebbe stata disposta (strano il mondo!) a pagare di piu' della multinazionale anglosassone.

 

D' altronde Manu ha sempre ribadito il suo punto di vista a proposito dell' industria musicale: non potendo fino ad oggi rimanere al di fuori del sistema (facendo quello che si vuole e contempraneamente portando a casa i soldi necessari per vivere ) meglio un rapporto basato sull' interesse che su false amicizie: alla Virgin interessano i dischi e finche' questi vendono garantisce la necessaria indipendenza, mentre in una indipendente scattano meccanismi ambigui del tipo "se andate in TV, coi soldi guadagnati si potrebbe produrre il disco di qualcun' altro...".

 

Dunque nel 1989 (bicentenario della rivoluzione francese) i Mano Negra si chiusero nello studio Mercadet di Parigi col fedele tecnico del suono ma con il tempo a disposizione garantito dagli 800000 franchi messi a disposizione dalla Virgin (il primo ne era costati 40000): il risultato fu "Puta's Fever" di cui si puo' discutere la lingua ma non il significato: la febbre della puttana, la sifilide (quasi a sberleffo verso coloro che li accusavano di essersi venduti).

 

18 canzoni in 40 minuti: l' inizio e' lo stesso riveduto e corretto del primo, l' iperadrenalica "Mano Negra", poi tanto rock'n'roll, il singolo "King Kong Five" rappato su un ritmo simil-reggae, un tradizionale arabo ("Sidi H'Bibi") velocizzato virtualmente dedicato al montante Front National, oltre ai pezzi latinamericheggianti quali "Guayaquil City" e "Peligro"; e, a voler dimostrare un interesse che va al di la della musica, il tour che segue, per la prima volta tocco' il Sud America (Peru', Ecuador, Panama); in questo disco, curiosamente, anche la canzone simbolo "Patchanka" che aveva dato il nome al primo album (oltre al nostro sito, ovviamente)

 

Il disco vendette molto per essere un disco "alternativo" ma non troppo dal punto di vista della Virgin mentre il tour fu un "doppio" trionfo: infatti Manu adotto' da allora la strategia di suonare negli stessi posti prima per il pubblico pagante e dopo, a sorpresa, nei centri sociali e simili per coloro che il biglietto non se lo potevano permettere: a parte un concerto in un piccolo club newyorkese, i momenti clou furono il festival de L' Humanite' (il giornale del patito comunista francese), il concerto in piazza della Bastiglia l' 8 luglio di fronte a 200000 persone (condivise con Johnny Clegg) e le 2 serate all' Olimpya di Parigi con il meglio della scena rock transalpina a fare da supporter: in 2 anni erano passati dal suonare nelle metropolitane alla consacrazione quale miglior gruppo francese.

 

La Virgin spingeva per testare i mercati esteri e la Mano Negra accetto' una serie di concerti in Giappone (peraltro di successo) ma, appena tornati, si buttarono in un un tour assolutamente privo di senso (commerciale): in giro per il quartiere di Pigalle (quartiere a luci rosse per turisti) quasi a sancire che, in ogni situazione, l' ultima decisione, qualunque essa fosse, spettava a loro.

 

Poi ancora on the road (per la prima volta a Milano, tra l' altro) in attesa di quella che sarebbe dovuta essere la "grande occasione": un tour statunitense come supporter di Iggy Pop: il sogno (della Virgin) diventava realta'!

 

Ma tutto ando' come non avrebbe dovuto andare: il contatto umano con Iggy (l' Iguana, un' icona del rock piu' trasgressivo) si limito' al piu' formale dei complimenti ("mi piace quello che fate"), i suoi manager contingentavano non solo il tempo dello show ma addirittura la forma impedendo lo stage-diving e il pubblico si adeguo' all' andazzo, malsopportando di dover aspettare mezz'ora prima di poter vedere quello che erano venuti a vedere: praticamente come vivere in caserma.

 

Non si puo' parlare di razzismo verso la band anche perche' in quegli anni altri gruppi con la stessa indole a fare musica "bastarda" avevano successo negli USA, piu' semplicemente gli yankees non immaginavano che potesse esistere altra musica al di fuori della loro per cui concepivano una fusione di ritmi bianchi e neri ma erano distanti anni (e lo sono ancora!) dalla musica rai o dal cabaret francese: elaborato questo, i Mano Negra decisero che se ci fosse stata una seconda possibilita', l' America l' avrebbero conquistata "dal basso" cioe' dal Messico: del resto i flussi demografici ci spiegano che gia' ora la maggioranza della California, per fare un esempio, e' latina

 

Ma la brutta esperienza e, soprattutto, cio' che stava capitando nel mondo proprio in quei giorni influirono pesantemente sul terzo album

haut de page