Si puo' discutere se considerare "Casa Babylon" l' ultimo disco dei Mano Negra (da cui era ufficialmente edito) o il primo di Manu Chao (da cui era stato fisicamente realizzato) ma non sul valore del disco che rappresenta un "secondo passo" nella concezione della patchanka; se nei primi 3 dischi la musica era suonata, ora diventava un' antologia di suoni raccolti, registrati, mixati in giro per il mondo e portati a Napoli per concepire il prodotto finale: la scelta della citta' partenopea derivava dal lavoro fatto in quegli anni (e apprezzati soprattutto all' estero...) dalla Kwaanza Posse che avevano lavorato, tra gli altri con Negresses Vertes, Massive Attack e Khaled.

 

Manu voleva un suono quasi live e i 2 produttori napoletani non solo glielo crearono ma riuscirono anche a fargli superare la sua iniziale diffidenza verso le macchine se dopo questa esperienza creo' uno studio "portatile" in modo da poter raccogliere i suoni che avrebbe scovato nei suoi futuri viaggi, senza passare dagli studios tradizionali.

 

E' riduttivo segnalare qualche canzone in particolare visto che il disco fluisce con i suoi repentini cambi di ritmo ma mantenendo una base comune di dub/reggae: certo che l' inizio e' devastante: "Viva Zapata" dedicata all' insurrezione del Chapas (e che riprende lo slogan urlato nell' ultimo show della Mano Negra), poi 2 pezzi rap tirati, quindi "Senor Matanza" (sul personaggio di boss locale che in Sud-America e' padrone di tutto, della vita e della morte), e il ritmo tribale di "Santa Maradona" (in cui confluiscono i cori delle curve marsigliesi e napoletane per elevare un inno al calcio, nuovo oppio dei popoli); altre perle sono "SuperChango" (un personaggio inventato dai bambini cubani, molto piu' potente dei supereroi statunitensi!), la ripresa di "Bala Perdida", la favola dell' amore tra un granchio e una conchiglia di "Al Acran", i cori dei bambini del Mali seguiti dall' incontenibile monologo di un DJ nicaraguegno e, soprattutto, "Sueno de Solentiname" in cui Manu canta l' elenco dei luoghi tragici di 500 anni di storia degli indios.

 

Questa volta pero' il tour che segui' il disco fu diverso: a parte un' apparizione alle Carovane in cui venne ancora utilizzato il logo Mano Negra (piu' che altro per attirare pubblico a vedere altre esibizioni, visto che non suono'), Manu comincio' a cercare un nuovo gruppo di musicisti che lo seguissero e imparassero da lui, visto che non voleva accompagnarsi con professionisti che suonassero senza condividere i suoi stimoli; e quando questo nascente ensemble faceva qualche concerto a sorpresa, soprattutto in giro per la Spagna, il nome poteva cambiare ma l' organizzazione era sempre di Radio Bemba, una specie di factory gestita da Anouk, presente fin dal primo disco della Mano Negra (e anche nel primo da solista), per anni anche sua compagna di vita, nonche' musicista in proprio ("Automatik Kalamity" il suo miglior disco) sebbene sempre collaborando con Manu.

 

Il nome di Manu lentamente scomparve dal giro dei concerti ufficiali (escluse delle esibizioni particolari come quella delle Caravane a Belfast, tra cattolici e protestanti) mantre continuo' a suonare nei centri sociali, ai concerti di solidarieta' e soprattutto collaboro' con quei gruppi che avevano raccolto l' eredita' dei Mano Negra come per esempio i brasiliani Skank nel cui disco "O Samba Pocone'" collabora in ben 3 pezzi (ed e' un successo incredibile anche negli altri paesi latino-amricani, cosa molto rara per delle canzoni in portoghese o tutt'al piu' in portugnol, una nuova definizione di lingua creata da Manu) e l' iberica Amparanoia (nel cui disco "El Poder de Machin" compare anche l' introduzione di "Welcome to Tijuana" del suo primo disco solista).

 

Gli altri componenti della banda comunque non stettero con le mani in mano e se qualcuno si invento' una nuova professione come DJ o conflui' in altri gruppi, il progetto piu' interessante fu sicuramente quello realizzato da Tom Darnal che creo' un nuovo suono a firma P18 (come il quartiere di Parigi da dove provenivano e come il barrio cubano in cui risiedettero): una mai ascoltata fino ad allora patchanka di musica techno e suoni tradizionali chapanechi, senza tralasciare spezzoni dei discorsi del sub-comandante Marcos: il risultato conflui' nell' EP "Light & Fire" (1996, edito dall' etichetta internazionale dei Negu Gorriak, la Gora Herriak)) e nell' album "Urban Cuban" (1999, Virgin).

 

Intanto il primo tentativo di Manu di ritornare in studio (a Napoli) con i nuovi musicisti falliva: il materiale prodotto dai Radio Bemba (cosi' avrebbe dovuto chiamarsi la nuova formazione) non e' mai uscito probabilmente per l' insoddisfazione di Manu che diventava sempre piu' consapevole delle possibilita' che gli forniva la nuova tecnologia elettronica di realizzare un disco in un qualsiasi angolo del mondo, senza dover sottostare ai vecchi riti della registrazione: forse e' anche questa scoperta che lo spinse ad accettare quello che ormai appariva evidente a coloro che gli erano intorno cioe' che era diventato un artista solista a cui la band serviva solamente per le esibizioni dal vivo.

 

E ad aprile 1998, 4 anni dopo "Casa Babylon", usci', primo di 3 progetti contrattati con la Virgin, il primo disco solista

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