"Clandestino" vendette piu' di tutti i dischi/raccolte della Mano Negra messi insieme ma l' impatto piu' significativo lo fece in Sud-America dove di copie se ne vendettero relativamente poche ma dove Manu assunse il rango di leader politico (senza averlo scelto) ma in queste pagine preferiamo solo accennare a questo aspetto che troverete invece meglio esplicitato, ad esempio, nel libro di Alessandro Robecchi "Musica y Libertad"; quello che a noi preme sottolineare e' l' estrema attenzione che Manu ha posto nella scelta delle canzoni (da una cinquantina che aveva scritto) e nella registrazione in collaborazione di Renaud Letang.

 

Chi aveva seguito la Mano Negra fino ad allora, trova i temi e i suoni che aveva amato, compresa la rilettura in tono minore di "King of Bong" qui ribattezzata "Bong Bong" che rappresenta bene il cambiamento: prima la scimmia era furente, ora e' spaventata, in fuga, quasi in attesa di una "ultima ola" che inevitabilmente travolgera' tutto e tutti; sullo stesso giro di chitarra "Je Ne t' Aime Plus" cantata in coppia con Anouk che ne scrive il testo (e' il testamento della fine del loro amore).

 

"Clandestino" oltre ad essere la canzone che apre il disco ne e' il manifesto: un sinbolo dei giorni nostri, presente in Europa e negli Stati Uniti ma invisibile e dunque senza diritti sebbene sia il motore dell' economia che non potrebbe andare avanti senza sfruttarlo; anche Manu e' un nomade ma i soldi gli permettono di girare senza essere discriminati mentre i suoi amici non lo possono fare come racconta in "Desaparecido"

 

E' la tristezza il tono di fono del disco che trova il suo centro in "Mentira" quasi una filstrocca su tutte le menzogne di questo mondo, anche quelle raccontate da 500 anni al popolo messicano che aspetta ("Welcome to Tijuana") di poter attraversare la frontiera e ottiene in cambio di essere per gli yankees il luogo di "tequila, sexo e marijuana"

 

Questo sentimento di "malegria" e' presente anche nella canzone dedicata ai suoi vecchi compagni d' avventura ("La vie a deux") che e' anche la canzone di un innamorato deluso che rimpiange il passato.

 

Il disco si conclude, dopo altri pregevoli episodi quali la ninna-nanna in portoghese "Minha Galera" con 30 secondi di "viento por la frontera", l' unico che puo' attraversare tutti i confini senza problemi.

 

E' difficile spiegare perche' questo disco e non uno dei precedenti abbia avuto successo, anche perche' il boom scoppio' improvviso un anno dopo l' uscita, in Italia probabilmente lanciato da una strepitosa (e rarissima) esibizione televisiva di Manu in compagnia di Celentano di cui aveva in passato usato alcuni ritmi; e difatti Manu continuo' a fare quello che aveva sempre fatto, collaborare con gli artisti che stimava: nel 1999 una partecipazione strepitosa all' album del musicista berbero Idir ("Identites") nella cazone "A Talawin (Une Algerienne Debout)" dove il suono-Manu Chao e' ormai evidentissimo, nel 2000 la produzione di una canzone dell' amico Tonino Carotone che, per strane alchimie di mercato, raggiunge la prima posizione nella classifica italiana!

 

E mentre la Virgin cerca di sfruttare l' onda pubblicando un "Best" (con 2 quasi inediti) dei Mano Negra maldigerito da Manu ma voluto dalla maggioranza della band (e' l' ultimo strappo), Manu, finalmente riesce a rimettere in piedi un gruppo di persone con cui affrontare nuovamente i concerti: 8 musicisti (tra cui un italiano che proveniva dai Mau Mau) con i quali ritornare in Sud-America dove suonare davanti a 150000 persone a citta' del Messico o di frinte a pochi amici se c'e' l' occasione.

 

Ma ormai i concerti sono diventati un pretesto per dei veri e propri raduni politici di cui Manu e' consapevolmente portavoce: e' con questo peso che nel 2001 pubblichera' il suo secondo disco  

haut de page